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Il mio rapporto con la morte è da sempre molto particolare… sono nata e cresciuta con questa parola… la morte di mio padre quando ero ancora nel grembo materno ha, senza dubbio, plasmato la mia vita.

Ho lavorato molto su me stessa per capire cosa realmente “questa mancanza” significasse e oggi la vivo come una trasformazione, un passaggio. Spesso i cambiamenti importanti necessitano d’aiuto ed è per questo che ho approfondito il grande cambiamento: il passaggio dalla vita alla morte.

“Il libro tibetano dei morti” o “il libro tibetano del vivere e del morire” descrivono bene cosa sia la morte e che cosa questo passaggio significhi per un’anima: non è sempre semplice, esiste un periodo di “confusione” in cui l’accompagnamento di una persona consapevole è fondamentale.

Gli ultimi giorni di vita e i primi giorni dopo aver lasciato il corpo sono delicati e aiutare un’anima nel passaggio è un gesto di grande sensibilità. Anni fa ho iniziato a farlo con le persone, poi ho approfondito questo passaggio per gli amici animali che hanno un’anima proprio come noi!

Per accompagnare un animale al grande passaggio è necessario entrare in empatia con la sua anima, osservarlo e assecondarlo senza ansia (perché gli animali sanno cosa è meglio per loro), fare un lavoro di accettazione su se stessi e di accoglienza della morte.

E’ fondamentale che il padrone assuma uno stato di pace per trasmettergli serenità e per essere abbastanza aperto da ascoltare l’animale, comunicarci telepaticamente senza perdere il controllo e rimanere lucido nonostante il dolore.

Esistono delle fasi di dissoluzione del corpo per riconoscere lo stato che sta vivendo e comprendere quando lascerà il corpo fisico e per accompagnarlo ci sono delle pratiche (buddhiste) simili ad una meditazione che possono facilitare il passaggio. Dobbiamo imparare a trasmettere il Tutto ai nostri compagni animali.

In questo processo è molto importante avere un veterinario che accolga ciò che stiamo facendo, ossia che non segua il regime tradizionale in cui la soluzione migliore è la soppressione così che le sofferenze finiscano. Pensa all’animale come ad un familiare, come ad un fratello, all’amico del cuore, al nonno o a una persona… se l’eutanasia non è legale per l’essere umano, perché dovrebbe esserlo per un animale? Sì, è certamente la scelta più facile ma non la più giusta, perché ci sono numerose testimonianze di animali che non sono morti come il veterianario aveva diagnosticato. L’eutanasia è la via più semplice ma non sempre la più saggia.

Un veterinario illuminato, con vedute ampie, ti aiuterà a seguire cure palliative per alleviare il dolore e la sofferenza dell’animale dandogli una possibilità di vivere oppure permettendogli di lasciare il corpo in modo consapevole e accompagnato dal suo padrone, nel suo ambiente familiare.

Se vuoi davvero bene al tuo animale scegli di stargli vicino fino all’ultimo giorno, non abbandonarlo proprio nel momento in cui ha più bisogno del tuo supporto. Questo vale anche per un animale sulla strada, piccolo o grande, conosciuto o sconosciuto. Si parla di esseri viventi, di anime propio come te! I buddisti tibetani sostengono che anche un moscerino sia un essere senziente con un’anima. Prova ad immaginare che non ci siamo solo noi, uomini, convinti di dover ricevere attenzioni: per essere il Tutto dobbiamo imparare ad accogliere Tutti.

Quando ti trovi di fronte ad un animale in fin di vita:

  • Mantieni la lucidità e non prendere scelte affrettate
  • Cerca un buon veterinario che conosca le cure palliative
  • Consegui e mantieni uno stato di pace per entrare in empatia
  • Osserva e ascolta l’animale
  • Impara e pratica le tecniche dette “della compassione” per accompagnarlo al passaggio finale
  • Se hai altri animali sappi che anche loro stanno vivendo la sofferenza e il lutto per la scomparsa dell’amico
  • Se ti fa piacere contattami per avere il mio aiuto gratuitamente

Eleonora

In un altro articolo, che trovate qui, vi ho parlato dell’accompagnamento alla fine della vita secondo il rito tibetano, una pratica antica utilizzata con le persone. Quello di cui voglio parlare oggi è lo stesso metodo applicato agli animali.

Secondo i tibetani – e oggi la scienza lo conferma – ogni animale è un essere senziente, con una coscienza e la capacità di provare emozioni. So che vi starete chiedendo come è possibile che un moscerino abbia una piccola coscienza? Ebbene sì, anche il moscerino ce l’ha e – permettetemi di dire che – noi esseri umani ci sentiamo i più evoluti al mondo ma l’evoluzione è personale e non abbiamo il diritto di giudicare chi è meglio o peggio di noi.

Quello che posso confermare è di aver sperimentato l’accompagnamento alla fine della vita del mio gatto Santiago ed è stata un’esperienza illuminante e magica.

Gli animali hanno una sensibilità ed un’empatia che noi esseri umani abbiamo solo in casi di estrema necessità o in prossimità della morte. Gli animali sono, invece, sempre vigili, sensibili, con ampia capacità di percepire le sensazioni circostanti, le vibrazioni di pericolo, di paura, di rilassatezza, di protezione. Tutti gli animali sono in grado di percepire le nostre vibrazioni, anche quelli che definite “tonti”, “insignificanti”, “approfittatori”, “aggressivi”; probabilmente vi stanno solo mostrando una parte della vostra personalità, visto che non possiamo vedere negli altri le caratteristiche che non abbiamo in noi stessi, ma questo è un altro tema!

L’argomento di oggi è che possiamo accompagnare alla morte i nostri amici animali, come si fa con le persone. Ed esiste un procedimento per riconoscere le varie fasi e, soprattutto, per assisterli senza stressarli. Parlo di stress perché spesso, senza rendercene conto, li sottoponiamo a processi di cui non hanno bisogno, che sono la proiezione delle nostre debolezze, paure e rigidità.

Ad esempio, gli animali non temono la morte ma hanno paura – come noi – della sofferenza.

Che cosa è la sofferenza? E’ una condizione di dolore fisico o emozionale. Mentre noi esseri umani li sperimentiamo entrambi, gli animali temono il dolore fisico e, invece, subiscono le vibrazioni negative del nostro dolore emozionale.

Dunque, è importante avvicinarsi all’animale morente con dolcezza e seguire il suo sentire, non il nostro. Se ci apriamo e lasciamo stare le nostre proiezioni l’animale ci guiderà ed esprimerà come vuole essere aiutato. A volte serve molto di più la consapevole presenza che tanto movimento.

 

DIVENIAMO CONSAPEVOLI DI COSA CREA IN NOI LA MALATTIA DEL NOSTRO AMICO ANIMALE

I nostri amici animali sono insegnanti fino all’ultimo giorno e ci mettono di fronte a tutte le nostre debolezze e rigidità. Quando stanno male e non abbiamo idea di come aiutarli potremmo entrare in panico, ma esiste anche la capacità di accompagnarli, entrando in uno stato di empatia con loro. Non solo, dobbiamo divenire consapevoli dell’impermanenza della vita e dell’interdipendenza tra gli esseri viventi.

Chiedetevi: che cosa mi fa stare veramente male? Perché mi sento così….?

E’ fondamentale sviluppare la capacità di mantenere uno stato di pace interiore che può essere d’aiuto all’animale stesso. Spesso si racconta di animali che vanno a “morire lontano”. Sapete il motivo? Non vogliono percepire, in punto di morte, le vibrazioni di sofferenza delle persone che hanno intorno. Dunque, come per gli esseri umani, è importante creare la giusta atmosfera per facilitare il passaggio alla morte senza turbarli.

Un’altro tema che richiede attenzione è l’eutanasia, una pratica da evitare. Allevia la nostra sofferenza e ci fa sentire più leggeri pensando di aver fatto del bene all’animale. Sbagliato, abbiamo fatto del bene al nostro ego e alle nostre questioni non risolte. L’eutanasia è utilizzata in troppi casi per risolvere velocemente questioni difficili, ma vi assicuro che conosco casi raccontati da veterinari “illuminati” che non la praticano in cui, evitando la morte programmata, gli animali sono migliorati e hanno vissuto a lungo.

Mi dispiace dire che l’eutanasia è un procedimento insegnato “all’università”, per prassi, ma si viene meno all’ascolto dei nostri animali. Può essere evitata. Si possono accompagnare alla morte i nostri animali con cure palliative, che molti veterinari approvano. Vi assicuro che è un’esperienza di crescita interiore e spirituale che vi ricorderete a vita.

Il mio gatto Santiago stava malissimo e il veterinario mi aveva proposto l’eutanasia. Io ho scelto l’accompagnamento consapevole alla morte, chiedendo fino all’ultimo giorno antidolorifici e antinfiammatori per non fargli provare dolore.

L’unico dolore era il mio, nel vederlo in una condizione che mi faceva star male, ma non ho scelto di evitare il mio dolore con la sua morte programmata. Ho scelto di seguire il suo cammino, seppur con frustrazione e sentendomi per molti versi incapace di aiutarlo, e di accompagnarlo alla sua fine seguendo i suoi gesti e le sue richieste implicite. E questo perseverare ha guarito anche me.

Santiago ha lasciato il corpo sdraiato vicino a me, quando l’ho accompagnato con dolcezza e dopo averlo ringraziato per essere stato il grande amico che è stato. Mi ha ringraziato con le fusa fino all’ultimo respiro. Apparentemente soffriva, ma le fusa era il suo modo per dirmi che stava bene in quella situazione. Ho ascoltato lui ed ho messo da parte le mie paure e i miei pregiudizi sulla morte.

Questo è possibile farlo con qualsiasi animale, convenzionale e non, domestico o selvatico, grande o piccolo come un pesce. Credetemi!

Esiste un procedimento preciso per capire in che fase di dissolvimento fisico è il corpo e una meditazione, che trovate qui sopra, che potete eseguire negli ultimi giorni e nelle settimane successive alla morte.

Metto a disposizione il mio sapere gratuitamente per accompagnare gli animali alla fine della vita, per avere chiaro come comportarvi e seguirli senza traumatizzarli. Compatibilmente ai miei impegni vi aiuterò.

Mentre se avete bisogno di elaborare il lutto della loro scomparsa nella vostra vita, che è potente proprio come quello di una persona, scrivetemi privatamente per un percorso.

Con affetto

E.

 

 

 

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