EKADASI, IL CALENDARIO VEDICO DEI DIGIUNI

Mentre il nostro calendario gregoriano è solare, il calendario vedico è lunare.

La parola “Ekadasi” (o Ekadashi) nel calendario lunare, significa undicesimo giorno della luna crescente e undicesimo giorno della luna calante. Questi due giorni del mese sono considerati quelli in cui i fluidi e i liquidi corporei raggiungono il loro massimo ed è dunque consigliato seguire una dieta semplice e leggera oppure il digiuno completo.

Perché proprio in questi giorni?

L’antica tradizione vedica ritiene che la presenza di abbondanti liquidi nel corpo sia uno stimolo per sviluppare i sensi e  l’intuito, permettendoci di essere più sensibili e aperti a percezioni superiori. Questi giorni sono quindi favorevoli per dedicarsi alla meditazione e alla spiritualità.

La luna è il pianeta che governa la mente e le emozioni facilitando uno stato di rilassatezza e concentrazione. Lo stesso legame luna-mente non preso in considerazione può dar adito a momenti di irrequietezza, instabilità, disarmonia. In particolare, la luna influenza il movimento della mente tra i vari centri energetici del corpo, nei giorni di ekadasi – nella fase di luna crescente – la mente indugia nel 5° chakra (comunicazione, creatività, espressione verbale) – nella fase di luna calante – nel 4° (equilibrio, benessere, amore universale).

Favorire questi movimenti sottili con una dieta leggera o bevendo solo acqua (o tisane) è un cammino di consapevolezza e unione con il divino.

Sempre nella tradizione vedica, la meditazione è associata al canto dei mantra, questo significa che i giorni di Ekadasi sono ideali per cantare. Quando si digiuna anche il canto acquista un livello superiore.

In questi due giorni ci si dovrebbe fermare, riposare e dedicarsi alla meditazione e al canto sacro. Sono momenti per nutrire la nostra anima e riconnetterci al nostro cuore (4° chakra) e alla nostra creatività (5° chakra). Condivido una poesia sul digiuno e sul canto:

C’è una dolcezza nascosta in uno stomaco vuoto.

Noi siamo liuti, niente di più, niente di meno.

Se la cassa di risonanza è piena di qualunque cosa, non c’è musica.

Se il cervello e la pancia sono purificati dall’ardere del digiuno,

in ogni momento una nuova canzone sale da questo fuoco.

La nebbia si dirada, e una nuova energia fa salire di corsa

i gradini che portano a te.” (Rumi)

Il giorno successivo in cui interrompere la dieta o il digiuno coincide con lo “scioglimento delle acque” .

Oltre ai due giorni di digiuno completo ci sono altri due giorni di Purnima (luna piena) e Amavasya (luna nuova) in cui è suggerito un digiuno dal pasto serale. 

Nella mentalità comune il digiuno è associato a sacrificio, ma non si tratta di rimanere senza cibo e soffrire ventiquattro ore, ma di purificare il corpo per avvicinarci allo stato naturale dell’intuizione: cambiando prospettiva cambia anche la percezione, pensando che sia una preghiera per avvicinarci a Dio non si percepisce più come un sacrificio.

La parola “digiuno” non comprende solo la sfera nutrizionale, ma lasciar andare schemi, vizi, impegni, modi di fare. Si tratta di moderare la parola e assaporare il silenzio per acquisire più lucidità e forza interiore. Oltre a questo, i benefici fisici del digiuno sono oggi ben conosciuti per l’effetto disintossicante, ricostituente di tutti gli organi e i tessuti del corpo, che aiuta a prevenire malattie.

Provare almeno ad alleggerire la giornata da impegni e cibo, trovare del tempo per se stessi, è un modo per iniziare. Lo yoga ci insegna ad osservarci e non sempre è il momento giusto per fare una scelta drastica, soprattutto se non siamo già abituati. Quindi ti suggerisco di provare con moderazione e sentire come il tuo corpo e la tua mente reagiscono. E’ una grande scuola di consapevolezza.

E.